Nella Pianura Padana l’inquinamento dell’aria derivante dal riscaldamento, insieme alle condizioni orografiche, ha un impatto significativo. Tanto che, secondo uno studio del britannico The Guardian, un terzo delle persone che vi abitano respira aria quattro volte sopra i livelli accettabili per la salute secondo i parametri dell’OMS. Ma si tratta di un problema che riguarda tutta l'Italia.
Gli inquinanti emessi dagli impianti per il riscaldamento civile e domestico sono quelli tipicamente prodotti dai processi di combustione. In particolare:
Il particolato aerodisperso (PM), che rappresenta un rilevante rischio per la salute dei soggetti esposti a concentrazioni superiori alle soglie individuate a livello internazionale.
Gli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), che sono composti classificati come tossici e cancerogeni, fra essi in particolare il benzoapirene (BaP).
Il monossido di carbonio (CO), che è il principale prodotto della combustione incompleta.
Gli ossidi di azoto (NOx), che possono prodursi a partire dall’azoto presente nel combustibile o, derivare dall’azoto dell’aria.
La natura del combustibile utilizzato influenza molto i meccanismi di combustione.
In generale, i combustibili gassosi (gas naturale e GPL), essendo costituiti da molecole più semplici, raggiungono più facilmente e rapidamente un grado di combustione completo. I combustibili liquidi e ancor più quelli solidi subiscono un processo di combustione più complesso.
Tuttavia, uno stesso combustibile può produrre inquinanti in misura assai diversa in funzione del livello tecnologico dell’apparecchio al quale è alimentato.
Secondi i dati ISTAT, i combustibili solidi di origine vegetale ricoprono ancora un ruolo rilevante nei consumi energetici del settore residenziale.
Nel 2020, il 17,0% delle famiglie ha fatto uso di legna da ardere e il 7,3% ha utilizzato pellet per l’uso domestico in impianti autonomi o apparecchi singoli, come caminetti e stufe. La quantità di legna consumata ammonta a 16 milioni di tonnellate, con molte differenze regionali, determinate dalla disponibilità di materiale e dall’accesso a risorse alternative.
Il pellet negli ultimi anni ha avuto sempre maggiore utilizzo in ambiente domestico, con la diffusione di stufe e camini. Questo combustibile, a cui nel 2020 fa ricorso il 7,3% delle famiglie, ha registrato una crescita di circa l’80% sia delle famiglie utilizzatrici sia della quantità consumata rispetto al 2013. Nel 2020 ne sono stati consumati 2,7 milioni di tonnellate sia per riscaldamento che per produrre acqua calda o per la cottura dei cibi, ed è diffuso in tutte le regioni del Paese, raggiungendo il massimo utilizzo in Sardegna.
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